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Caratteristiche distintive
In Italia buona parte dei cittadini faticano ancora a distinguere la cannabis dalla canapa, tanto che spesso questi termini vengono utilizzati in modo quasi interscambiabile.
Non è poi così strano che si verifichi questo fenomeno: le stesse autorità con le loro iniziative spesso non contribuiscono di certo a chiarire tale panorama, nonostante già al livello legale, come vedremo in seguito, sussistano delle nette differenze.
Basti pensare al fatto che i prodotti al CBD derivati dalla canapa sono liberamente acquistabili presso negozi riconosciuti, come Justbob, e-commerce italiano attivo anche al di fuori dei confini nazionali, senza contare i numerosi altri prodotti ricavabili dalla pianta e utilizzati in vari settori.
La marijuana, invece, rappresenta una sostanza ancora illegale in (quasi) qualsiasi caso.
Per chiarire meglio quello di cui stiamo parlando, nel seguente articolo affronteremo le differenze tra cannabis e canapa, illustrando come si distinguono al livello chimico e legale e quali sono i principali prodotti ottenibili dalle due piante.
Differenza tra marijuana e canapa
Sia la pianta comunemente nota come marijuana (o cannabis) che la canapa propriamente detta sono esemplari che appartengono alla famiglia della Cannabis sativa L., un riconoscimento che porta a un’importante realizzazione: canapa e marijuana sono più simili di quanto si potrebbe pensare a prima vista.
La distinzione fondamentale tra le due è radicata nella loro composizione chimica, un aspetto che determina non solo la loro classificazione ma anche il loro impiego e percezione. Entrambe le varietà producono un’ampia gamma di cannabinoidi, composti chimici naturalmente presenti nella pianta di Cannabis sativa L. Tuttavia, è la concentrazione di tetraidrocannabinolo (THC) che segna il confine più significativo tra canapa e marijuana.
Il THC è noto per i suoi effetti psicoattivi, responsabili delle sensazioni di euforia e alterazione della percezione spesso associate al consumo di marijuana che ne contiene in concentrazioni variabili, fino al 30%, a seconda del ceppo e delle condizioni di coltivazione. Questo elevato contenuto è ciò che la rende desiderabile per l’uso ricreativo e, in alcuni casi, terapeutico.
D’altro canto, la canapa presenta una concentrazione di THC nettamente inferiore, dipendente dal limite disciplinato dalla normativa di ogni Paese. In Italia, in particolare, con questo nome vengono indicate quelle varietà di Cannabis sativa con un contenuto di tetraidrocannabinolo inferiore allo 0,6%, dalle quali possono essere ricavati prodotti cosiddetti ‘light’ nei quali la concentrazione massima di THC consentita è pari allo 0,2%.
Oltre al THC, sia la canapa che la marijuana contengono cannabidiolo (CBD), un altro cannabinoide che è stato al centro di numerosi studi per le sue proprietà terapeutiche. Mentre la seconda può contenerne vari livelli, la prima è spesso coltivata in modo da massimizzare la sua concentrazione.
La legalità e la classificazione di canapa e marijuana rappresentano un aspetto cruciale che riflette non solo le differenze nella loro composizione chimica ma anche il modo in cui sono percepiti e regolamentati a livello globale. Queste questioni legali sono intrinsecamente legate alla concentrazione di THC nelle due piante.
Come varia lo status legale della pianta
Come noto, in Italia la marijuana rappresenta una sostanza il cui consumo è sempre considerato un illecito, così come anche la detenzione e la cessione a terzi. Fa eccezione a tutto ciò quella utilizzata a scopo medico, la quale può essere assunta esclusivamente in forma farmaceutica e dietro prescrizione medica per il trattamento di patologie espressamente citate dalla normativa in materia.
La canapa, dal canto suo, e tutti i relativi prodotti, possono essere acquistati liberamente sul mercato, compresi quelli che appartengono al novero dei cosiddetti prodotti a base di CBD, come gli oli, le infiorescenze, l’hashish legale e via dicendo.
Va detto, però, che la normativa in materia (la Legge n. 242 del 2016, non dice espressamente nulla di preciso riguardo la possibilità di consumare simili articoli, E il legislatore non ha mai provveduto a fare chiarezza al riguardo.
Ad oggi, pertanto, il parere della giustizia riguardo il consumo stesso della canapa light è stato dato esclusivamente sotto forma di interpretazioni effettuate caso per caso, peraltro spesso discordanti le une con le altre. Ad ogni modo, vista la poca chiarezza in merito l’assunzione di simili prodotti andrebbe considerata sempre illecita e le uniche destinazioni d’uso consentite sono il collezionismo e l’utilizzo come elementi di decorazione e di profumazione degli ambienti.
I principali prodotti ottenibili dalla marijuana e dalla canapa
La canapa e la marijuana, nonostante derivino dalla stessa specie di Cannabis sativa L., trovano applicazioni molto diverse a causa delle loro distinte composizioni chimiche e dei conseguenti effetti sui consumatori già citati in precedenza. Queste differenze hanno portato allo sviluppo di mercati specifici e a usi unici per ciascuna delle due varietà.
La canapa, grazie al suo basso contenuto di THC, è stata storicamente utilizzata in una vasta gamma di applicazioni industriali.
I suoi steli fibrosi sono impiegati nella produzione di tessuti, corde e materiali da costruzione biodegradabili e la pianta è anche considerabile come una fonte rinnovabile per la fabbricazione di carta e plastica biodegradabile, contribuendo così a soluzioni ecologiche e sostenibili. I semi di canapa, inoltre, sono apprezzati per il loro alto contenuto di acidi grassi essenziali come omega-3 e omega-6 e sono utilizzati in prodotti alimentari e integratori. Inoltre, l’olio di semi di canapa, ricco di vitamina E, trova applicazione in prodotti cosmetici e per la cura della pelle.
D’altra parte, la marijuana, con le sue elevate concentrazioni di THC, è prevalentemente associata all’uso ricreativo e medicinale.
Nel primo caso, limitatamente alle nazioni che ne hanno consentito il consumo, è assunta per i suoi effetti psicoattivi, come l’euforia e il rilassamento. Nel campo della medicina, i cannabinoidi presenti nella marijuana, come il THC e il CBD, sono studiati per il loro potenziale terapeutico nel trattamento di varie condizioni, tra cui dolore cronico, epilessia, sclerosi multipla e alcuni disturbi del sonno.